Kerr Philip - 2006 - L'uno dall'altro by Kerr Philip

autore:Kerr Philip [Kerr Philip]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788836810895
Amazon: 8836810896
editore: Passigli
pubblicato: 2007-01-01T23:00:00+00:00

XXI

Mi misi seduto nella navata quattrocentesca della Chiesa della Santa Trinità, vicino al confessionale, e aspettai che si liberasse. Ero più o meno certo che Gotovina fosse là dentro perché potevo vedere gli altri due preti che avevo notato nella mia visita precedente. Uno di loro, un tipo intelligente con un sorriso accondiscendente, stava chiacchierando tranquillamente all'interno della porta principale con una donna piuttosto grossa che sembrava pronta per andare al mercato. L'altro, dall'aspetto aggraziato, con capelli scuri e baffi da magnaccia, e che portava un bastone da passeggio dal manico d'argento, stava zoppicando verso l'altare maggiore come un insetto con tre gambe sole, come se qualcuno lo avesse schiacciato, e lui si avviasse a pregare per quel qualcuno.

Quel luogo odorava forte di incenso, legna appena tagliata e calcina. Un uomo con una benda su un occhio accordava un pianoforte a coda in modo tale da fare pensare che probabilmente stesse perdendo il suo tempo. Sei o sette file dinanzi a me, una donna stava inginocchiata in preghiera. C'era una grande quantità di luce che proveniva attraverso le grandi finestre ad arco e, sopra di loro, le più piccole finestre rotonde. Il soffitto sembrava il coperchio di una scatola di biscotti molto elegante. Qualcuno stava spostando una panca e, nel cavernoso interno della chiesa, quel rumore sembrò quello di un asino che ragli una forte nota di dissenso. Adesso che lo vedevo di nuovo, l'altare maggiore, fatto di marmo nero e d'oro, mi ricordò la gondola più lussuosa di un impresario di pompe funebri veneziano. Era il genere di chiesa nella quale quasi ti aspettavi di trovare un fattorino che ti aiuti a portare il tuo libro degli inni.

Il sangue di bue cominciava ad affievolirsi un po'. Avrei voluto distendermi. La panca di legno lucido sulla quale sedevo cominciava a sembrarmi molto confortevole e invitante. Poi la tenda verde del confessionale ondeggiò e fu tirata da parte, e ne uscì una bella donna sulla trentina. Aveva un rosario con il quale si fece il segno della croce, più che altro per rispetto della forma. Indossava uno stretto vestito rosso, ed era facile indovinare il perché avesse trascorso un tempo tanto lungo nel confessionale. Solo a vederla si capiva che non avrebbe perso tempo con nessun peccato veniale. Era fatta per un solo tipo di peccato, del genere mortale che * la fa gridare alto al cielo, quando riesci a toccarla nel punto giusto. Per un attimo chiuse gli occhi e inspirò forte, atto questo che fece balzare la mia libido fino alla cima dei pilastri rococò, per poi farla precipitare di nuovo al suolo. I suoi guanti scarlatti si intonavano alla borsetta, che si intonava alle scarpe, che si intonavano al rossetto, che si intonava alla veletta sul cappellino che stava facendo quello che doveva fare. Senz'altro lo scarlatto era il suo colore. Sembrava che in lei il verbo si sarebbe fatto carne, se il verbo, la parola, fosse stata 'sesso'. Una specie di epifania. Il campione dei pesi massimi di tutte le donne scarlatte.

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